venerdì 27 ottobre 2017

Siamo nati tutti senza denti



Oggi, mentre facevo fisioterapia, il mio vicino di lettino era un uomo tra i settanta e gli ottant'anni.
Uno di quelli col corpo giustamente segnato dal tempo e la faccia piena di rughe, ma con lo sguardo ancora vivace e curioso.
Mentre si rivestiva mi ha guardato negli occhi e, sorridendo, mi ha detto in dialetto: "Che poi, se sentiamo ancora dolore vuol dire che siamo fortunati". In un attimo si è voltato e si è incamminato zoppicante verso la porta, prima che potessi rispondergli qualcosa.

Pochi minuti dopo ho finito anche io.
Volevo andare a comprare il disco di Colapesce, che è uscito oggi, ma il presentimento del centro afflitto dal traffico e di una probabilmente faticosa ricerca di parcheggio mi ha fatto cambiare idea.
Ho messo in moto e, sulla strada che trasformava la periferia in campagna, col finestrino abbassato e il sole in faccia, ho cantato ad alta voce, più volte, il ritornello della canzone di Colapesce.
Siamo nati tutti senza denti, tutti senza nome, come dei bambino torneremo felici. Mi sento bene con le scarpe nuove, mi sento meglio se mi baci al sole, sul nuovo disco da poter cantare. Mi sento totale.
Non so se qualcuno mi ha sentito. Non credo. Forse quel vecchietto sí.


https://m.youtube.com/watch?v=IGAyzdNiI5U

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