Compie
oggi 65 anni un tesoro nascosto della musica italiana: Marinella Ollino, in
arte Lalli che, prima di rivelarsi un’ottima cantautrice, è stata la voce dei
torinesi Franti.
Se
a molti, ripensando alla cosiddetta scena alternativa italiana degli anni
Ottanta, vengono immediatamente in mente i nomi dei Cccp e dei Diaframma di
Federico Fiumani, non tutti forse si ricordano dei Franti.
Punk
più nell’attitudine che nel loro stile musicale, che invece era eclettico e
difficilmente classificabile, i Franti prendevano il nome da un personaggio
“cattivo” del libro “Cuore” di Edomondo De Amicis e, del movimento di cui
facevano parte, sono stati i più radicali nel rifiutare le regole del mercato:
veri e propri pionieri del no-copyright, non erano iscritti alla Siae e hanno
avuto una distribuzione ai limiti della clandestinità.
Dopo
lo scioglimento della band, le due anime del gruppo, Lalli e il
sassofonista/chitarrista Stefano Giaccone, daranno vita a numerosi progetti
(Environs, Orsi Lucille, Howth Castle e altri ancora), ma bisognerà aspettare
un bel po’ di tempo per scoprire che Lalli, oltre ad avere una voce molto
speciale, è anche una notevole autrice.
Siamo
alla fine degli anni novanta quando, secondo un aneddoto raccontato dalla
cantante stessa in un’intervista, suo padre, che era molto legato a “Bella
ciao”, le appare in sogno e le chiede affettuosamente “Canta la mia canzone”:
lei al risveglio scrive “Brigata partigiana Alphaville” che finirà in “Tempo di
vento”, il suo acclamato esordio solista.
Il
disco, che contiene anche un adattamento in italiano di “Famous blue raincot”
di Leonard Cohen, viene pubblicato nel 1998 da “Il Manifesto” e, complice anche
un prezzo politico e la distribuzione nelle edicole, vende diecimila copie e
ottiene diversi riconoscimenti.
Dopo
verrà “Testa storta”, scritta insieme a Pietro Salizzoni per la colonna sonora
di “Preferisco il rumore del mare” di Mimmo Calopresti, che finirà nel
successivo album “All’improvviso, nella mia stanza”.
Ci
saranno pochissimi altri album, ma tutti di spessore, due applaudite prove come
attrice cinematografica (“Nemmeno il destino” di Daniele Gaglianone e “Senza
fine” di Roberto Cuzzillo) e una raccolte di poesie pubblicata nel 2017.
Il
suo ultimo disco, firmato a quattro mani col contrabbassista Stefano Risso,
risale a cinque anni fa e la sua ultima apparizione dal vivo è stata ad un
concerto evento dei Franti, riuniti nella formazione originale, nel 2019.
Lalli
non è su nessun social, non ha un canale YouTube, perfino la sua pagina su
Wikipedia non è del tutto aggiornata, tanto che per avere sue notizie recenti
bisogna imbattersi in un lavoro certosino di ricerca in rete, che spesso porta
a risultati frustranti.
Lalli
rappresenta di sicuro un modo originale di presenziare nel mondo artistico: ha
avuto una carriera frammentaria, sensibile a lunghissime pause, in parte dovute
anche a problemi di salute, tanto che, per chi la ama, è difficile non
rimproverarle di essere più presente, non sperare in un suo ritorno.
In
cambio di questa scelta del tutto personale ci ha offerto però la sua voce
particolarissima, a tratti quasi inquietante, capace tanto di accarezzarci
quanto di toccarci proprio in quel punto lì, dove ci fa male e dove ogni tanto
occorre rivolgere lo sguardo.
Ha
usato questa sua voce per raccontarci delle storie forse non sempre immediate,
ma di una bellezza avvolgente e malinconica. E di questo non possiamo fare
altro che esserle grati.
https://www.youtube.com/watch?v=C9sqnYyuepI