domenica 18 agosto 2019

Auguri, Soviet Kitsch!


Il 18 Agosto del 2004 usciva "Soviet Kitsch" di Regina Spektor.
Lo avrei scoperto, come molta della musica che ascoltavo all'epoca, grazie al mio amico Sergio, che mi faceva conoscere artisti nuovi tramite continui omaggi di cd pezzotti e  compilation miste.
Sì, "Compilation", all'epoca non si chiamavano mica "Playlist" e la musica, tra persone che si volevano bene, era uno scambio che passava ancora attraverso la materia.

Lo conobbi un po' in ritardo, Soviet Kitsch.
Allattava ancora dal grosso seno di sua madre Regina, che ha una sesta, ma indossava già salopette da 12 mesi e si esprimeva in balbettii, onomatopee e strane lallazioni, proprio secondo lo stile materno.
Ma che genere di musica era? Buh.

Erano canzoni dalla struttura standard, scritte e suonate da una ragazza bellissima e buffa che aveva studiato pianoforte classico, ma che le cantava in modo quasi comico, a tratti come un soprano, a tratti come una bambina, spesso dando l'impressione di essere completamente ubriaca.
La verità è che era un disco punk.
Non nei suoni  (ma anche sì: basti ascoltare "Your honor"), ma nel karma e nell'attitudine sì, profondamente.

Nel giro di poco tempo la sua mamma sarebbe diventata famosa, "Fidelity" ci avrebbe a lungo perseguitato in radio, il suo bellissimo video sarebbe stato trasmesso a tutte le ore su "All Music".
Sarebbero arrivati altri dischi ben vestiti, dal look accattivante, canzoni che sarebbero diventate sigle di altrettanto famose serie televisive, e quell'album sarebbe rimasto una cosa a parte nella discografia della sua autrice: un gioiello ruspante, sottoprodotto e spontaneo.

Io nel frattempo, un'estate, avrei trovato il coraggio di esibirmi per strada. 
In vacanza nel natio Salento, avevo scelto il lungomare di Santa Maria al Bagno e, senza amplificazione, sovrastato da un vicino karaoke, con uno scirocco che mi incollava i capelli sulla fronte e mi scordava una chitarra che non sapevo accordare, cominciai proprio da "Sailor Song", contenuta in quell'album del 2004, perché quel walzer di tre accordi aveva per me qualcosa di magico e rassicurante.
Una coppietta mi chiese se era una canzone di Bob Dylan e un bambino che si era avvicinato ad ancheggiare, mi mise un euro nel fodero della chitarra, incoraggiato da sua madre. 

Beh, auguri, Soviet Kitsch, che ti stai facendo grande.
Solo oggi, tramite un post su Instagram di mammata Regina Spektor, vengo a sapere che, come me, sei un Leone atipico, di quelli che con le mani smuovono in avanti l'aria e bruciano di nascosto, mandando in crisi gli esperti delle stelle.
Oggi hai quindici anni e no, non "piangi solo in bagno per la festa del tuo compleanno", ma sei un bellissimo adolescente silenziosamente ribelle.