giovedì 4 maggio 2017

Todo Cambia? Ma In Che Senzo?



Ho creduto alle fragole a alle favole, alle fate e agli orchi.
Da qualche parte ho ancora conservato l’articolo di Francesco Alberoni, pubblicato da Il Corriere, che in prima media la mia amata insegnante di lettere ci portò fotocopiato: Il rischio che si corre a non sognare. Anzi, non da qualche parte: ora che ci penso, so benissimo dove sta.
A lungo sono stato in silenzio, seduto sul bagnasciuga, a sentire l’onda arrivare e ripartire, in una culla senza inizio e senza fine. Quante volte mi sono commosso guardando il tramonto, ascoltando Imagine, Redemption song, Over the rainbow?
Quante altre ho smarrito i confini della mia identità per poi ricomporli sulle note di Todo cambia? “Cambia il passo del viandante, anche se poi si perderà. Tutto cambia a mano a mano, che anch’io cambi non è strano”.
È stato bello pensare che il cambiamento fosse un processo naturale, perfino liberatorio, che “Tutti quei bulbi, baccelli, antenne, pinne, trachee, piumaggi nuziali e pelame invernale testimoniassero i ritardi dello svogliato lavoro della morte”.
Cazzo però! Fragole, insegnanti delle medie, tramonti e baccelli… Possibile che, tra tanti interlocutori, a nessuno sia venuto in mente di avvertirmi che, smettendo di fumare, avrei smesso anche di dormire?