giovedì 2 aprile 2020

Puzzette


R., 8 anni, durante la videochiamata odierna su whatsapp, a un certo punto deraglia bruscamente off topic. Forse lo fa perché ne sente l’esigenza, può darsi che sia stanco.
Sebbene i sessanta minuti in cui lo aiuto a fare i compiti volino via molto velocemente,  glielo concedo. Magari è la volta buona che il cellulare di suo padre trova pace. Quella videocamera forse inquadrerà finalmente un punto fisso e il mio stomaco smetterà di fare la centrifuga insieme a lei.



R: - Lorenzo, ti piacerebbe essere un bullo?
Io: - Un bullo, io??? Mai e poi mai!

Segue mio inevitabile, doveroso, breve ma intenso monologo sul bullismo. Dal modo in cui l’ho preso sul serio, capisco di essere un po’ stanco anch’io.
Quando finisco di dire la mia, sperando di averlo fatto in modo convincente e non troppo retorico, gli rilancio la palla.

Io: - Perché me l’hai chiesto, R.? A te piacerebbe essere un bullo?
R: - Sì!
Io: - E come mai? Per fare cosa?

Quando ascolto la sua risposta rido e contemporaneamente tiro un sospiro di sollievo.

Provo a tranquillizzarlo, a dirgli che per fare ciò che desidera non serve essere un bullo nè tantomeno diventarlo. Ma in verità non sono sicuro di averlo convinto: col senno di poi, temo che che il suo desiderio non fosse generico ma collocabile precisamente nel cosiddetto qui e ora.



Chissà se c’entra qualcosa quel letto su cui lo intravedo, telefono iperattivo permettendo, col quadernone sulle ginocchia mentre prova a fare i compiti. Lo vedo accovacciato lì sopra  per sessanta minuti al giorno e neppure tutti i giorni, ma chissà quanto tempo starà passando lì sopra in questi giorni.

Chissà se c’entrano qualcosa la troppa permanenza nel suo bilocale, che ha grandi macchie d’umido sul soffitto, e la sopportazione logistica col fratellino minore, che sfida la sua e la mia concentrazione saltando su quel letto e gridando a intervalli regolari “Mamma!”.
Conosco l’ironia di R., estrosa e un po’ visionaria. Oggi, ad esempio, alla fine della videochiamata mi ha salutato dicendo: “Ci vediamo domani, lumaca!”. Eppure non sono proprio sicuro che prima stesse scherzando quando, in risposta alla mia domanda, ha detto:
Io vorrei essere un bullo per fare le puzzette nei cortili degli altri!