venerdì 30 luglio 2021

Buon Compleanno, Kate Bush!

L’indimenticabile Kate Bush compie oggi 63 anni.

Nel 1978 non c’ero ancora ma, se ci fossi stato, avrei sicuramente fatto parte dei punkettoni.

E nel pieno trionfo di borchie, creste, spille e teste rasate, l’esordio di Kate Bush, una diciannovenne di periferia col viso che sembra di porcellana, per me sarebbe stato una doccia fredda, come lo è stato sicuramente per chi c’era.
Mi diverto a immaginarmi la scena: mentre io e i miei amici ci sputiamo addosso pogando, questa irrompe sulle scene in un modo scioccante, socialmente decontestualizzato: con una sinfonia agrodolce in forma canzone, una melodia perfetta, cantata dalla sua voce sopranile e surreale che sembra arrivare da un altro pianeta.

Si chiama “Wuthering Heights” e l’ha scritta lei tre anni prima, appena sedicenne, prima di essere scoperta e lanciata da David Gilmour dei Pink Floyd, dopo aver letto il classico ottocentesco di Emily Bronte, che lei riscrive, attraverso il testo della canzone, dal punto di vista della protagonista femminile, Cathy.
Capirai, che cosa banale! Tutti noi alle superiori abbiamo letto “I Promessi sposi” e ci abbiamo scritto sopra un capolavoro immortale del pop, che parlava di Renzo e Lucia, no?

La Emi, casa discografica che sta per pubblicare il suo primo album, “The kick inside”, si dimostra scettica a lanciare come singolo proprio “Wutehring heights”: la trova troppo capricciosa ed eccentrica, ma Kate insiste e fa bene.
Diventa così la prima donna a finire in cima alla classifica con una canzone di cui è anche autrice e inaugura una carriera di successo fatta di album sperimentali che avranno il merito di educare l’ascoltatore medio al pop d’avanguardia.

Prima di una serie di concerti che risalgono ormai al 2014, la sua unica tourné è stata quella del 1979: un live fatto di danza, mimo e giochi di prestigio, oltre che di musica.
Tutti ci chiediamo come mai dall’attività live si sia presa una pausa di ben 35 anni e perchè quei concerti del 2014 siano stati l’eccezione che ha confermato la sua regola.
Si vocifera di una fobia a prendere l’aereo ma anche del trauma mai superato per la morte del suo direttore delle luci, che morì accidentalmente cadendo da un’altezza di sei metri proprio durante un suo concerto.

Difficile quantificare quanto siamo debitori a quest’artista.
I bei dischi che Bjork, Tori Amos, Florence and Machine, ci hanno regalato, giusto per fare un esempio, sarebbero stati gli stessi se loro non avessero ascoltato prima quelli di Kate Bush?

Buon Compleanno, Kate! Se ti venisse in mente di festeggiare con un disco nuovo, qua stiamo.



sabato 17 luglio 2021

Il cuore l'oblò non ce l'ha


 

Ci sono diversi modi per preservare l’igiene del cuore.

In mancanza di una linea precisa, ci si potrebbe lasciare ispirare dalla manutenzione che riserviamo alla nostra lavatrice.

Le tempeste finiscono come fa la centrifuga, rallentando prima e assestandosi poi.
Quell’armonizzazione strana, fatta da una nota fissa che sembra un fischio, unita al rumore del cestello che gira vorticosamente, la sopporti finché c’è, ti ci abitui pure.
Solo quando è finita, e lascia finalmente posto al silenzio, realizzi quanto fosse fastidiosa.

Il cuore l’oblò non ce l’ha.
Nessuno sportello anteriore che attraverso il vetro ti permetta di osservare quello che ti si sta freneticamente aggrovigliando dentro.
Mentre il movimento rotatorio è in atto e i liquidi vengono separati dai solidi, è bene non toccare niente. Il cuore ha una sua intelligenza e in quei momenti attiva il blocco della porta, proprio per evitare che ci venga in mente di combinare guai.
Poi, anche nel nostro quotidiano arriva il momento in cui sentiamo “tac”: un suono che ci viene a viene a dire che lo sportello adesso lo possiamo aprire: il cestello che ha girato mille volte si riposa, può essere completamente svuotato. Al resto ci pensa il sole, almeno in questa stagione.

Ḗ in quel momento che dovremmo ispirarci alla nostra lavatrice e fare lo stesso col cuore.
Lasciare l’oblò accostato, per far areare l’interno ed evitare l’insorgere di cattivi odori, di chiuso, di umido, di stantio. Per prepararci a nuovi incontri, e permettere all’altro non solo di sbirciarci dentro come davanti a una vetrina, ma anche di infilare il naso e vedere che aria tira.