sabato 26 dicembre 2020

Gli auguri di Natale che non ti aspetti


 

Gli inevitabili bilanci (propri) di Natale, le domande (ovviamente altrui) su quando troverai una moglie, un marito, un lavoro serio, quando farai il secondo figlio o il concorso per entrare nella pubblica istruzione e/o amministrazione.

Più forte di tutto questo ci può essere solo il messaggio di auguri di qualcuno che ti ha amato, che hai amato e che il tempo, troppo lentamente o troppo velocemente, ha avvolto nel silenzio.

 

Arriva tardi, quando gli avanzi sono stati conservati nei tupperware, coperti dalla carta stagnola e ibernati nel frigorifero. Arriva che è ora di cena e tu non c’hai fame, ci mancherebbe, eppure c’è un angolino misterioso che non è stato raggiunto dal cibo e dalla sensazione di sazietà.

 

Sgrani gli occhi sullo smartphone, perché oltre al danno, è in arrivo la beffa.

Non puoi fare spallucce e simulare strafottenza, come vorresti, perché purtroppo non è manco una catena, una frase di Osho, di Gio Evan, una gif, non c’è manco un Babbo Natale glitterato o tamarro.

C’è il tuo nome, per esteso, senza diminutivi.

 

Chissà se arriva tardi perché, dopo ventiquattro ore di di nomi che sbucano e saltano dalla rubrica, a un certo punto, per sfinimento, è zompato fuori anche il tuo.

Chissà se invece quel messaggio sognava di essere una risposta al tuo, che non hai mai scritto.

Qualcuno dice che nel nonsense il senso c’è sempre, eccome. Boh.

Menomale che oggi è Santo Stefano, non è il tuo onomastico e non c’è rischio di ricevere auguri.

Gli avanzi, scaldati, son più buoni di ieri, perché dopo una notte in frigo pare si siano ulteriormente insaporiti.


Illustrazione di Alessandra De Cristofaro


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